Accumulatori e batterie al piombo: come smaltirle correttamente?
Tutti conosciamo l’utilità delle batterie e degli accumulatori nella nostra vita quotidiana, per alimentare una semplice sveglia oppure uno smartphone, per finire alle automobili e agli altri mezzi di trasporto.
Una batteria quando termina il suo ciclo di vita utile deve essere sostituita con una nuova. Quella esaurita viene avviata allo smaltimento, in quanto molti dei componenti con i quali viene realizzata e che sono presenti all’interno, risultano altamente inquinanti sia per l’ambiente che per l’uomo.
Una batteria esaurita infatti contiene oltre al piombo anche il cromo, il cadmio, il rame, lo zinco e soprattutto il mercurio che già in piccolissime dosi può diventare un nemico silenzioso ma implacabile (un grammo di mercurio è in grado di inquinare approssimativamente 1000 litri di acqua).
In Italia la normativa sul tema è abbastanza consolidata e da circa vent’anni viene effettuato il recupero di batterie e accumulatori di varia natura grazie soprattutto ai punti affiliati COBAT, del quale abbiamo già parlato un po’ di tempo fa, ovvero il Consorzio Obbligatorio per le Batterie al Piombo esauste e Rifiuti Piombosi e del quale Fer.Ol.Met SpA è punto di raccolta autorizzato.
Le batterie una volta giunte al centro per lo smaltimento devono essere divise per tipologia (ricaricabili, non ricaricabili, per veicoli, industriali) e per componenti interni in modo che possano essere indirizzate verso l’impianto di smaltimento più appropriato. Il trattamento deve necessariamente essere effettuato in locali e siti idonei con superfici impermeabilizzate al fine di non contaminare il terreno con i fluidi e gli acidi presenti all’interno delle celle delle batterie.
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