I rottami ferrosi non rientrano nella categoria dei rifiuti pericolosi. Per evitare però danni all’ambiente o procedure errate nelle fasi di smaltimento, bisogna affidarsi sempre a una ditta specializzata, iscritta all’Albo nazionale dei gestori Ambientali. Una volta individuata e contattata una ditta, toccherà a quest’ultima stilare i documenti che dimostrano l’effettuazione dello smaltimento dei materiali ferrosi.
Va ricordato in questo senso che con il Decreto del 1 febbraio 2018, il Ministero dell’Ambiente ha dettato le modalità semplificate per l’esercizio delle attività di raccolta e trasporto dei rifiuti non pericolosi di metalli ferrosi e non ferrosi.
Recupero rottami ferrosi
Una volta superate le fasi di stoccaggio, in genere si passa al recupero dei rottami ferrosi che, dopo una adeguata cernita (in linea con le norme vigenti in materia), risultino riciclabili. In considerazione di ciò, risulta importante affidarsi al regolamento Ue del 31 marzo 2011 n.333, secondo cui i criteri che determinano alcuni tipi di rottami metallici “cessano di essere considerati
rifiuti ai sensi della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio”.
In pratica, dopo la raccolta, i rottami ferrosi sono sottoposti a una verifica radiometrica in grado di accertare l’eventuale presenza o meno di materiale radioattivo. Se la verifica risulta positiva, i materiali sono posti nelle aree di stoccaggio per essere successivamente sottoposti agli interventi di preparazione al recupero.
Il processo di recupero dei metalli ferrosi conclude le sue operazioni nel momento in cui, nelle acciaierie, arriva alla fase di fusione e produzione, al termine dei quali il materiale potrà essere reintrodotto nel ciclo industriale.
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